Disturbi alimentari in adolescenza: 7 campanelli d’allarme per identificarli

Disturbi alimentari in adolescenza: 7 campanelli d’allarme per identificarli

I Disturbi del Comportamento Alimentare (DCA) in adolescenza sono un fenomeno talmente diffuso in Italia, e in tutti i paesi industrializzati, da aver generato un vero e proprio allarme sociale. Il dato più preoccupante è che patologie come anoressia e bulimia ormai riguardano anche i bambini. L’età media dei soggetti che soffrono di disturbi alimentari si sta abbassando drasticamente, arrivando in molti casi a colpire bambini di otto o nove anni. In Italia ci sono circa tre milioni di persone affette da disturbi del comportamento alimentare. Gli adolescenti sono la maggioranza, se ne contano circa 2,3 milioni.

Quali sono i principali disturbi alimentari in adolescenza?

Anoressia. Si manifesta solitamente durante la prima adolescenza e riguarda nel 95% dei casi il sesso femminile. L’origine può essere la volontà da parte dell’adolescente di iniziare una dieta per perdere qualche chilo di troppo; tuttavia, in molti casi il sovrappeso del soggetto è del tutto trascurabile. Una volta iniziata, la dieta intrapresa non viene più interrotta: raggiunto il peso forma il soggetto continua con il regime dietetico fino a manifestare i primi segni di dimagrimento estremo, ricorrendo talvolta anche a condotte di eliminazione come procurarsi il vomito o assumere  diuretici e lassativi. Il dimagrimento del fisico non viene però percepito, motivo per cui il soggetto prosegue con la dieta a oltranza.

Bulimia. È una patologia più subdola dell’anoressia perché non è annunciata da una perdita di peso eccessiva o al contrario da un aumento rilevante della massa grassa, come accade per l’obesità. Il soggetto sperimenta un impulso irrefrenabile ad abbuffarsi di alimenti, intervallato a periodi di pentimento e frustrazione durante i quali si dedica a perdere peso attraverso una frenetica attività fisica oppure attraverso misure compensative, ad esempio autoinducendosi il vomito per eliminare dall’organismo il cibo ingerito.

Binge Eating Disorder. È conosciuto anche come “Disturbo da alimentazione incontrollata”. Come accade per la bulimia, il soggetto attraversa momenti in cui eccede col cibo perdendo il controllo della quantità di alimenti ingerita. Tuttavia, mentre nella bulimia vengono escogitate tecniche per compensare l’eccesso e alleviare il senso di colpa, nel tentativo di perdere il peso guadagnato, nel caso del Binge Eating Disorder mancano del tutto le tecniche di compensazione; il risultato è che il soggetto bulimico spesso non è in sovrappeso, mentre chi è affetto da un disturbo da alimentazione incontrollata ha un peso corporeo eccessivo.

Obesità. Si tratta di una patologia cronica che comporta un aumento importante del peso e provoca gravi problemi di salute, che possono addirittura mettere a rischio la vita del soggetto. Le cause dell’obesità sono multifattoriali: genetiche, ambientali, legate ad abitudini alimentari scorrette, psichiche. Il soggetto obeso sperimenta spesso un disagio emotivo e relazionale (solitudine, senso di vuoto, tendenza a sacrificare i propri bisogni per conformarsi alle richieste degli altri) che scatena un bisogno compensativo di cibo. Il soggetto risponde al bisogno in modo istintivo e immediato, fino ad esserne sopraffatto in quanto incapace di controllare e inibire l’impulso stesso. Il consumo di cibo può realizzarsi nella modalità iperfagica, dunque sistematica, oppure nella modalità dell’abbuffata.

Quali possono essere le cause scatenanti dei disturbi alimentari in adolescenza?

L’adolescenza è una fase della crescita delicata e complessa: il corpo subisce rapide trasformazioni; il funzionamento mentale infantile lascia il posto a processi cognitivi e modelli di ragionamento più complessi; al contempo, il legame affettivo con i genitori subisce un cambiamento, si acuisce il senso critico nei loro confronti e si inizia a cercare un confronto con i coetanei. Gli squilibri emotivi e corporei che questa rivoluzione comporta possono creare una situazione di fragilità che apre la strada allo sviluppo di un disturbo alimentare. Nel tentativo di padroneggiare tutti questi improvvisi cambiamenti, può accadere che l’adolescente si trovi a operare, proprio attraverso il corpo, un serrato controllo sui propri bisogni ed emozioni, sentiti come eccessivi, caotici e disorganizzanti.

Una recente indagine italiana ha preso in esame un campione di circa 400 studenti di scuole elementari e medie. È stato riscontrato che il 14% dei bambini delle classi elementari e il 20% dei ragazzi delle medie ha una paura patologica della crescita e cerca di nascondere il disagio sviluppando un’ossessione per la forma fisica, con ripercussioni importanti sull’alimentazione.

Quali sono i campanelli d’allarme che i genitori possono riconoscere?

Spesso i disturbi alimentari emergono durante l’infanzia e proseguono nel corso dell’adolescenza e se non si interviene tempestivamente c’è il rischio che si cronicizzino. A percepire i primi campanelli d’allarme sono le persone che vivono a stretto contatto con i ragazzi. Nel contesto familiare, i genitori possono prestare particolare attenzione ad alcuni segnali per riconoscere la presenza di un disturbo legato all’alimentazione:

  1. Comportamenti anomali a tavola – Spesso si possono notare dei rituali durante i pasti, come separare le varie pietanze, tagliarle in piccoli pezzi e mangiare molto lentamente, per le anoressiche, o la tendenza a nascondere il cibo per consumarlo voracemente di nascosto per le bulimiche.
  2. Fretta di alzarsi dopo il pasto – È bene far caso anche alle occasioni in cui l’adolescente sembra avere fretta di alzarsi per andare in bagno e trascorrerci molto tempo. I genitori potrebbero trovare anche diuretici e lassativi occultati tra gli oggetti personali dell’adolescente.
  3. Ossessione per il proprio aspetto – Nel caso dell’anoressia l’adolescente dimagrisce molto velocemente, raggiungendo un peso forma ben al di sotto della media, con evidenti ripercussioni sul piano estetico; l’adolescente è ossessionata dal proprio aspetto estetico, passa ore davanti allo specchio, cerca di prendersi le misure, manifestando un forte scontento rispetto al peso forma.
  4. Isolamento relazionale – Spesso si nota un cambiamento di atteggiamento nella convivialità e l’adolescente tende a mostrarsi maggiormente assorta e taciturna, soprattutto a tavola. Inoltre, è frequente lo sforzo dell’adolescente di compensare il disagio con un buon rendimento scolastico, limitando ulteriormente le occasioni di socializzazione.
  5. Sbalzi emotivi – Si possono osservare frequenti cambi di umore, stanchezza, irritabilità, tristezza, episodi di pianto o rabbia, difficoltà di concentrazione.
  6. Eccessiva attività fisica – Altro comportamento tipico è l’ossessione per l’attività fisica, vissuta non come un piacere ma come un dovere autoimposto per perdere peso e mantenere un controllo sulla propria forma fisica.
  7. Sintomi corporei – Nel caso dell’anoressia, con l’avanzare del disturbo si osserva un’ingravescente perdita di peso e talvolta la scomparsa del ciclo mestruale. Anche nel caso della bulimia, provocarsi frequentemente il vomito come strategia di eliminazione del cibo dopo le abbuffate comporta un deterioramento fisico notevole, sempre più difficile da nascondere all’esterno.
Qual è l’obiettivo di un percorso psicologico per i disturbi alimentari?

Prima di avviare un percorso psicologico per il trattamento del disturbo alimentare, è fondamentale che lo specialista effettui una corretta e attenta valutazione diagnostica, che permetta di escludere la presenza di patologie organiche (es. celiachia, disturbi di origine endocrina, etc.).

Una volta accertata l’origine psichica del disturbo, vi è un altro importante ostacolo da affrontare: la maggior parte degli adolescenti con un disturbo alimentare, infatti, non ha consapevolezza del problema e spesso rifiuta un sostegno terapeutico. La ricerca esasperata del dimagrimento, il mangiare senza controllo, le diete estreme, l’uso del vomito o dei lassativi, vengono percepiti dall’adolescente non come un disagio ma come un rimedio ai propri problemi.

Il primo obiettivo del percorso è dunque quello di promuovere una consapevolezza del bisogno di aiuto e una motivazione al cambiamento da parte dell’adolescente.

Secondo le linee guida dell’American Psychiatric Association (APA, 2012), un lavoro terapeutico efficace sui disturbi alimentari prevede la collaborazione dei genitori e della famiglia, fondamentali alleati del percorso, e ha come principali obiettivi quelli di elaborare e trasformare i pensieri e i vissuti emotivi patologici riguardo al cibo e al peso, rinforzare l’autostima, affrontare gli aspetti sintomatologici e ristabilire un corretto comportamento alimentare.