Adolescenti e socialità online nell’epoca del Covid-19: opportunità o limite?

Adolescenti e socialità online nell’epoca del Covid-19: opportunità o limite?

Nell’epoca del Covid-19, gli adolescenti che sperimentano sintomi di ansia sociale si trovano di fronte a un dilemma importante tra socialità online e offline. Questi adolescenti temono il giudizio negativo degli altri, tendono a vivere con stress le attività sociali e ad evitare molte delle situazioni che li espongono agli altri, con conseguenze negative sulle relazioni coi coetanei. Per questi adolescenti, un modo efficace per ridurre i sintomi di ansia sociale è quello di “vivere offline”, cioè di esporsi nella vita reale a situazioni sociali nelle quali possano fare pratica di abilità relazionali e rinforzare la propria autostima. Ma come è possibile tutto questo nell’epoca del Coronavirus?

Come psicoterapeuta dedicata a comprendere e aiutare gli adolescenti con problemi di ansia sociale, mi sono domandata quale impatto possa avere sugli adolescenti il recente spostamento in massa verso un mondo sociale quasi esclusivamente online. Le relazioni sociali che hanno luogo davanti a uno schermo (tramite Zoom, Microsoft Teams e altri canali) costituiscono una risorsa o un ostacolo per questi adolescenti?

La socialità online come un’opportunità

Da una parte, possiamo immaginare che l’attuale riduzione della vita sociale, il calo di richieste provenienti dalla rete relazionale allargata, il non dover frequentare di persona la scuola e altre attività sociali che richiedono costanza e impegno, rappresenti un beneficio per alcuni adolescenti. Un recente articolo pubblicato su The Guardian (“The lockdown paradox: why some people’s anxiety is improving during the crisis”) ha rivelato come, per alcune persone, il non dover gestire un’iperstimolazione relazionale nella vita di tutti i giorni rappresenti un sollievo. Nella mia attuale esperienza clinica, gli adolescenti che normalmente temono gli eventi sociali, le feste e le attività sportive perché hanno paura di essere considerati inadeguati, tendono a vivere con sollievo il non doversi esporre a queste situazioni e poter rimanere nel comfort della propria casa. Allo stesso tempo, l’avere costantemente a disposizione forme di comunicazione online sembra offrire loro una dimensione sociale ideale, nella quale poter esprimere sé stessi e interagire con gli altri senza vissuti di paura o stress. Questa particolare condizione potrebbe quindi fornire agli adolescenti socialmente ansiosi un’opportunità di rimanere “social” ai tempi del Covid-19.

La socialità online come un ostacolo

Se analizziamo il fenomeno da un altro punto di vista, ci accorgiamo che in realtà, in questo periodo, gli adolescenti vengono sottoposti alle stesse richieste sociali della vita normale e che, anzi, nel mondo online le richieste possono essere addirittura più impegnative, a causa dell’ambiguità di questo tipo di comunicazione. Alcune ricerche (Valkenburg et al., 2016) dimostrano, infatti, che la mancanza di indizi non verbali nella comunicazione gestita online attraverso le tipiche piattaforme social (Instagram, Facebook, Snapchat, etc.) possa creare una maggiore ambiguità rispetto alle situazioni offline. Questa ambiguità è legata all’interpretazione soggettiva di alcuni segnali non verbali da parte dei soggetti impegnati in questa forma di comunicazione. Persino in videoconferenza o in videochiamata, dove il volto dell’altra persona è visibile sullo schermo, comprendere i significati veicolati dell’interlocutore attraverso il suo comportamento non verbale è più difficile e confondente rispetto allo scambio di persona (es. Non mi guardi perché sono noioso? O perché la connessione internet non funziona? Oppure perché sei distratto da qualcos’altro?). Per molti adolescenti che incontro nella mia pratica clinica, rimanere “social” nella sfera delle relazioni online è un compito molto sfidante, che può portare a vissuti di stress o a comportamenti di evitamento o ritiro (in alcuni casi, anche frequentare le video-lezioni diventa insostenibilmente angosciante).

Dobbiamo trovare una nuova forma ibrida di socialità?

Al momento attuale, le misure di distanziamento sociale si stanno gradualmente allentando e le persone stanno ritornando progressivamente alle loro consuete vite sociali. Eppure, ciò potrebbe portare in alcuni casi a un inaspettato effetto rebound per gli adolescenti socialmente ansiosi, le cui abilità sociali si sono, per così dire, “arrugginite” a causa della prolungata mancanza di pratica in situazioni sociali. Il rientro alla “normalità”, per molti adolescenti, sembra quindi essere più spaventoso della vita isolata alla quale si erano ormai abituati e assuefatti.

Nonostante ciò, dovremo imparare a vivere questa “nuova normalità”. Che cosa essa comporterà esattamente, però, non è chiaro. Si tratterà di un ibrido tra socialità offline e online? E che cosa potrà significare questo per gli adolescenti con ansia sociale? L’attuale situazione potrebbe forse aiutarli a reintegrarsi lentamente nella vita sociale reale e, parallelamente, sfruttare la comunicazione online per rinforzare queste interazioni?

In questo scenario complesso, un fattore positivo nella mia esperienza clinica è sicuramente la crescente richiesta da parte di adolescenti e genitori di interventi terapeutici online per l’ansia sociale e altri disturbi psicologici, che non solo rappresenta un’opportunità nel presente ma che potrebbe aprire nuovi scenari futuri.

Ciò che però è più importante, in questo momento, è che i genitori, gli insegnanti, i terapeuti e tutte le figure educative siano consapevoli dei potenziali rischi che gli adolescenti affrontano nel mondo online e li sostengano nel “navigare” all’interno di questa nuova società (post-) Corona.